La prima parte del racconto dell’esperienza umanitaria di Roberto Servadio, ottico optometrista abruzzese, che ha messo la sua professionalità al servizio degli “ultimi” recandosi a Miabi, un villaggio della Repubblica Democratica del Congo, dove da otto anni è presente la struttura di accoglienza realizzata dall’Associazione “Il Buon Samaritano Onlus”, che aiuta la popolazione a sollevarsi dalle condizioni di assoluta povertà in cui si trova.
L’Africa è una terra dal fascino prorompente e misterioso, che si distingue per una grande ricchezza di culture, popoli, tradizioni, lingue, condizioni sociali ed economiche. Sono sempre più numerose le persone che decidono di offrire il proprio contributo personale e professionale al servizio di chi ha più bisogno, mettendo da parte egoismo e superficialità. Coloro che si recano in una missione umanitaria sanno in cuor loro che sforzi e competenze professionali sono apprezzate, ma al contempo si rendono anche conto dell’enorme “ricchezza” umana che ricevono in cambio.
L’incontro… e la partenza
Un’esperienza che cambia la vita. È quello che è successo a Roberto Servadio, ottico optometrista di Pescara, che a seguito dell’incontro con il sacerdote congolese Daniel Ngandu – che insieme ad altri soci ha fondato anni fa l’Associazione “Il Buon Samaritano Onlus” con sede ad Achessa, in provincia di Chieti – matura la decisione di partire per il Congo, esattamente a Miabi, un villaggio in cui opera la struttura di accoglienza realizzata otto anni fa dall’Associazione. «Padre Daniel – racconta Roberto – è entrato nel mio centro ottico per fare degli occhiali destinati a due ragazzi congolesi adottati a distanza da un mio cliente, che è socio dell’associazione “Il Buon Samaritano Onlus”».
Padre Daniel è un sacerdote molto impegnato, si occupa di 3 parrocchie situate in 3 piccoli paesi della provincia di Chieti: Fallo, Civitaluparella e Montenerodomo.
Allo scopo di rendersi utile a chi ha necessità di aiuto ha costituito, assieme ad altri soci, l’Associazione “Il Buon Samaritano Onlus”, con la quale porta aiuto nella Repubblica Democratica del Congo, in particolare in
un paesino chiamato Miabi.
Qui l’Associazione ha fondato una Missione, che in circa otto anni ha realizzato una struttura di accoglienza per i più bisognosi, e soprattutto una scuola capace di accogliere circa 800 bambini e ragazzi a cui viene data un’istruzione scolastica, e ha in corso progetti per sollevare la popolazione dalle condizioni di estrema e assoluta povertà in cui si trova.
«Tutto questo inizialmente non lo sapevo e l’incontro in negozio mi ha solo consentito di esprimere il desiderio di partecipare a una esperienza di vita in una Missione alla quale avrei potuto portare ciò che so fare come ottico optometrista: misurare la vista e realizzare gli eventuali occhiali necessari».
Occhiali da sole, da vista, montature e premontati Padre Daniel accoglie con entusiasmo l’offerta di Roberto proponendoli di accompagnarlo nel suo prossimo viaggio in Congo, in programma tra agosto e settembre. «Appurato che sarei partito ho interpellato alcuni fornitori per tastare la loro disponibilità a supportarmi, e con grande piacere le risposte sono arrivate tempestive da due aziende che immediatamente si sono messe a disposizione per la fornitura di occhiali da sole, premontati e lenti per la realizzazione degli occhiali da vista.
Gli occhiali da sole sono stati una particolare richiesta perché Daniel mi aveva avvisato che nel territorio in cui saremmo stati erano presenti un grande numero di soggetti albini».
Le aziende interpellate da Roberto accettano subito e mettono a disposizione la fornitura necessaria: «Centrostyle fornisce circa 200 occhiali da sole e 800 premontati, Eliservice Centro Servizi Essilor di Roma ci ha consegnato circa 700 montature da vista, ed Essilor Italia ha fornito le lenti oftalmiche per la realizzazione degli occhiali prescritti, e ancora una importante azienda di montature che preferisce non essere menzionata. A tutte queste aziende va il ringraziamento mio e di tutta l’Associazione “Il Buon Samaritano” per il prezioso aiuto».
A questi fornitori si è poi aggiunta la Farmacia del dottor Nicola Falcocchio di Tornareccio, in provincia di Chieti, «che ha messo a disposizione un quantitativo importane di “creme solari” utilissime per gli albini. Un
ultimo ringraziamento va all’associazione “Amici della Pallacanestro Pescara” che, non appena venuti a conoscenza di questa iniziativa tramite mio figlio Lorenzo, si sono immediatamente resi disponibili con la fornitura di abbigliamento sportivo, dimostrando premura e coinvolgimento anche con il desiderio in futuro di contribuire alla realizzazione di un campo da basket all’interno della missione».
Dopo qualche giorno di preparativi, finalmente si parte: «Una intera giornata di viaggio, partenza da Roma con scalo ad Addis Abeba e arrivo a Mbuji Mayi (Congo), una delle due città più grandi (circa 2 milioni di abitanti) del Kasai, regione al centro del Congo, e nostra destinazione di arrivo; qui siamo stati ospiti per qualche giorno del Vescovo, Monsignore Emmanuel Bernard Kasanda, al quale va il nostro più grande ringraziamento per la gentile ospitalità che in quei luoghi è resa particolarmente complicata dalle condizioni generali di vita».
L’aeroporto, per essere quello di una grande città, lascia immaginare solo un po’ ciò che lo aspetta: «Usciti dall’aeroporto una schiera di bambini ci avvicina per portarci le valige con l’intento di ricevere qualche soldo». Il tratto di strada per arrivare in città fornisce una fotografia caotica e disperata dell’ambiente in cui Roberto dovrà abituarsi a convivere: «Le strade sono del tutto dissestate, una miriade di motociclette ci precedono e ci seguono camminando a zig zag in ogni senso e senza nessuna regola apparente per evitare le buche più grandi (le moto vengono usate come taxi per spostarsi in città), mancano regole di circolazione e tutti suonano il clacson per qualsiasi motivo: il caos è ovunque».
Nei pressi del centro una immensità di persone si aggiunge al traffico descritto: «È il proseguo del mercato che, oltre ad avere luogo in un suo spazio ben definito e immenso, continua lungo le due strade principali con la presenza di una fila interminabile di bancarelle (non come le nostre apparentemente ordinate), casottini (negozi), vecchi container (negozi più grandi), tavoli e teli stesi a terra dove sono disposte merci di qualsiasi genere e dove la gente compra e vende di tutto: dai ricambi per auto, al carbone per accendere il fuoco la sera, dalle sementi di ogni tipo, al pesce affumicato, dalle carni esposte in bella vista (mosche incluse), alle taniche di acqua raccolta nei pochi punti della città dove arriva con tubature arrugginite, da chi lavora il ferro a chi in casottini malandati espone la scritta “farmacia”».
L’indomani, Roberto accompagnato da Daniel, riattraversa la città osservando meglio il caos che lo aveva inizialmente stordito e sorpreso: «Tra le tante attività mi colpiscono quelle che espongono “casse da morto” e Daniel mi fa notare la presenza delle varie dimensioni delle casse, per adulti e per bambini, e colpisce il fatto che quelle per bambini a volte siano più numerose di quelle grandi; il motivo è facile da immaginare…».
L’incontro con gli albini
I due raggiungono una scuola, che grazie a Daniel è stata ristrutturata con l’aiuto di associazioni italiane e della BCC Sangro Teatina di Atessa (Chieti), dove incontrano il presidente dell’Associazione di Albini della città. «L’Associazione conta circa 200 iscritti, ovviamente albini di ogni fascia di età, ma sicuramente il numero è molto maggiore in tutta la città; la descrizione delle persone albine è devastante: oltre a vivere nella povertà del paese, gli albini non hanno alcun sostegno medico, a Mbuji Mayi non esiste uno specialista dermatologo, la pelle mostra su tutti i segni di infiammazione e invecchiamento precoce, pochissimi hanno occhiali da sole e la loro condizione visiva è pessima, non solo per una miopia quasi sempre presente, sia media che elevata, ma soprattutto per un nistagmo che non consente loro di fissare in alcun modo.
Sono discriminati da tutti, non solo dalla popolazione in genere ma anche dalle stesse famiglie, che per lo più vivono la nascita di un albino come una disgrazia, molto spesso l’ignoranza porta i mariti a separarsi dalle mogli che rimangono così anche senza il poco reddito del coniuge. Proponiamo di avere un incontro con loro in cui proveremo a dare un po’di sollievo misurando la vista, per quello che mi sarà possibile fare, distribuendo gli occhiali da sole e le creme protettive che abbiamo portato».
Uscendo dalla scuola, l’attenzione di Roberto viene catturata da un cartellone affisso ad un angolo di strada che reclamizza “cosmetici per la bellezza della pelle”. Le infrastrutture sono inesistenti, con conseguenti ricadute sulle condizioni di vita: «l’acqua disponibile non è potabile e per lavarsi occorre bollirla o usare un disinfettante, mentre per bere si usa solo quella in bottiglia – spiega Roberto –, almeno noi dobbiamo seguire diligentemente queste regole, nonostante prima di partire ci si sia vaccinati e quotidianamente continuiamo a prendere una pasticca di Malarone contro la malaria».
Per il soggiorno a Miabi, Roberto e Daniel, dovranno fare dunque provvista di acqua e scatolette varie, che difficilmente troveranno al villaggio.